Il Regno Unito, terra di storia e tradizione, ha visto emergere nel corso degli anni una varietà di sub-culture, alcune delle quali hanno lasciato un’impronta indelebile sulla società britannica. In contrasto con il movimento Hippie, un’altra sub-cultura proveniente dall’underground ha fatto la sua comparsa, portando con sé una storia articolata e controversa che ha attraversato le strade di Londra per poi diffondersi nel Regno Unito, in Europa e persino oltre oceano. Esploriamo l’origine degli Skinhead.
- Le Radici : La sub-cultura dei Mod
- La Fusione : Mod e Rude Boy
- L’ascesa degli Skinhead
- Le Manipolazioni Politiche
- L’Influenza Punk
- Rappresentazioni Cinematografiche
Le Radici : La sub-cultura dei Mod
Per comprendere l’origine degli Skinhead, dobbiamo fare un passo indietro e analizzare un’altra sub-cultura britannica: i Mod. Eterni rivali dei Rocker, questi giovani erano noti per il loro look curato, che univa lo stile sartoriale italiano degli anni ’50 con giacche militari o parka, ideali per i loro spostamenti su Vespa o Lambretta. La loro passione principale era la musica afroamericana, come il soul e lo ska. Tuttavia, agli inizi degli anni ’60, con l’avvento del movimento hippie, ci fu una scissione all’interno dei Mod. La parte benestante abbracciò la nuova cultura hippie, mentre la fazione proletaria, proveniente dalla classe operaia, decise di adottare un aspetto più aggressivo. Questi giovani uomini rasarono completamente i capelli, mentre le donne optarono per tagli cortissimi sulla testa e ciocche lunghe sulla fronte e ai lati. Il loro guardaroba inizia a mutare con camicie a scacchi, polo Fred Perry, giacche Harrington e jeans Levi’s 501, avvicinandosi sempre di più ad uno stile da lavoratore.
La fusione : Mod e Rude Boy
Negli anni ’60, un’altra sub-cultura si fece strada in Inghilterra attraverso l’immigrazione giamaicana: i Rude Boy. Questi giovani condividevano con i Mod la passione per la musica, in particolare il reggae e lo ska, frequentando così gli stessi locali. I Rude Boy introdussero un tocco di stile gangsta statunitense, che fu gradito dai Mod e incorporato nei loro guardaroba. Coppole, cravatte, bretelle e giacche eleganti a tre bottoni (solitamente di seconda o terza mano e di un paio di taglie più grandi) divennero parte integrante del loro look. L’unione di queste due sub-culture diede origine agli Hard Mod, il precursore degli Skinhead.
L’Ascesa degli Skinhead
Il termine “Skinhead” (Testa di pelle) fu coniato nel 1969, segnando l’inizio di questa sub-cultura. Il nome deriva dai loro capelli rasati a zero. Gli Skinhead condividevano una passione per la musica e il calcio, con molti di loro affiliati agli hooligans. Il loro ingresso negli stadi introduce le Dr. Martens, conosciute come “Doc”, capo che divenne un’icona del loro abbigliamento. Nate in Germania come innocue scarpe ortopediche con cuscinetto d’aria nella suola che spopoleranno nelle curve solo agli inizi degli anni 70’ perché in un primo periodo indosseranno dei semplici scarponi dalla punta di ferro dove inizialmente il colore rappresenterà la squadra di calcio e poi successivamente il movimento politico di appartenenza che rovinerà tutto. Questo fu un periodo in cui bianchi inglesi e neri giamaicani si mescolarono, sfidando gli stereotipi razziali dell’epoca.
Le Manipolazioni Politiche
Gli Skinhead entrarono nella cultura popolare, con i giornalisti affascinati dalle loro storie di violenza e conflitti negli stadi. Ciò portò alcune fazioni politiche fasciste a cercare di reclutarli come loro braccio armato, spingendo la propaganda fuori dagli stadi e coinvolgendo i giovani in convegni privati. Ad implementare tutto ciò sarà lo scrittore James Moffatt che pubblicherà nel 1970 il romanzo “Skinhead”. Primo di una fortunata serie, che arriverà a vendere milioni di copie. Il romanzo racconta le avventure di Joe Hawkins, un ragazzo “re degli skinhead”. Il problema del libro è il suo condimento di sesso e violenza con principi razzisti che diventerà un vero e proprio cult tra gli skinny dell’epoca, che tenteranno di imitare le avventure del loro giovane eroe immaginario. Tuttavia, va sottolineato che nascevano anche movimenti antifascisti noti come “Red Skin”, sebbene fossero in minoranza.
L’Influenza Punk
Il movimento punk portò con sé un’estetica controversa, con alcune nuove leve che abbracciarono simboli nazisti a scopo teatrale e privi di adesione ideologica. Il guardaroba subì variazioni, dettato dallo stile iconico della stilista Vivienne Westwood ma gli anfibi e le bretelle rimasero elementi distintivi. Musicalmente, band come “The Specials” e “Madness” mescolarono il Ska con il Punk alla fine degli anni ’70. I tatuaggi divennero popolari, con la classica ragnatela sul gomito (Simbolo della disoccupazione), arrivando a croci e svastiche sulle dita, sui lobi e nei casi più estremi anche sul volto o sulla fronte.
Rappresentazioni Cinematografiche
Gli Skinhead sono stati oggetto di numerose rappresentazioni cinematografiche. Partendo da “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick troviamo delle influenze nel vestiario dei personaggi. L’abbigliamento di Robert De Niro nel capolavoro di Martin Scorsese “Taxi Driver” ha delle influenze skinhead in maniera palese. Arriviamo infine alle opere dichiarate, come “Skinhead” con Russel Crow ed “American History X”. Finendo con “This is England“, diretto da Shane Meadows, considerato un capolavoro dagli Skinhead di vecchia data e da coloro che ancora abbracciano questa sub-cultura (e non solo), prima che l’ignoranza, gli schieramenti politici e la manipolazione mediatica ne alterassero la percezione.
In conclusione, l’origine degli Skinhead è una testimonianza complessa delle sub-culture britanniche, con alti e bassi, influenze musicali e una continua evoluzione estetica. È importante comprendere la loro storia nella sua interezza, per diffidare dalle apparenze ed andare oltre le manipolazioni mediatiche.