Lo Spleen nella Moda : Alexander McQueen – Fall/Winter 2009

Se dovessimo infondere lo spleen nella moda (Lo Spleen di Baudelaire, per intenderci) e associarlo ad uno stilista, quel nome sarebbe indiscutibilmente Alexander McQueen. Non solo per le sue creazioni, bensì per la sua vita tormentata, le sfide affrontate e l’icona che è diventato nel mondo della moda. Se dovessimo selezionare tra le numerose passerelle di McQueen in cui lo “spleen” si manifesta, “La Cornucopia” (The Horn of Plenty) della stagione autunno/inverno 2009 emergerebbe come evento emblematico, per il senso di desolazione e di insoddisfazione nel mondo circostante, evocato dalle poesie di Baudelaire.

Se siete interessati alla connessione tra lo Spleen di Baudelaire e le varie forme d’arte, vi rimando all’articolo del blog Madame Baudelaire, in cui si parla della connessione tra lo Spleen ed il cinema : Spleen il male della modernità .

“Non sono arrabbiato con me stesso, sono arrabbiato con il mondo. La mia mente non va da altre parti, ho provato a fermarla, ma niente. Tutto ciò in cui ricado è il buio.”

Spleen nella moda, sfilata Alexander McQueen F/W 2009

Preambolo : Due Anni Prima

Per comprendere appieno questa sfilata, è necessario fare un passo indietro di quasi due e analizzare il background, tornando al 7 maggio 2007, giorno della morte di Isabella Blow.

Isabella Blow, assistente di Anna Wintour in Vogue America ed editrice di moda, è nota soprattutto per essere stata una talent scout di grande abilità, che ha “scoperto” talenti come Philip Trecy e proprio Alexander Lee McQueen. I due, stando alle parole del marito di lei, erano molto affini poiché condividevano la stessa tristezza. McQueen a causa degli abusi subiti in giovane età da parte del compagno della sorella, Isabella Blow per la morte del fratello mentre stavano giocando, quando lei aveva soltanto 5 anni. Anche se entrambi innocenti, la colpa risuonava nei loro “Crani Riversi” come direbbe Baudelaire.

La Blow nel corso della sua vita venne diseredata dal padre, scopre la sua sterilità, soffre di depressione, bipolarismo e gli viene diagnosticato un tumore alle ovaie. Tentò più volte il suicidio: una volta assumendo una dose eccessiva di sonniferi e un’altra saltando dal ponte Hammersmith Flyover. Alla fine, il 7 maggio del 2007, morì avvelenandosi con un’erbicida.

McQueen, in collaborazione con Philip Tracy, dedicherà una sfilata in suo onore intitolata “La Dama Bleue”, ma lo stilista britannico cambierà profondamente. Ciò si rifletterà non solo nel suo aspetto fisico, con una magrezza estrema e un viso pallido, ma anche internamente, dove la follia e il senso di inadeguatezza verso questo mondo si esprimeranno nella sfilata emblematica dello Spleen nella moda, che sto per raccontarvi.

Isabella Blow e Alexander McQueen, due spleen nella moda

La cornucopia ed il legame con la scenografia

Prima di tutto, è opportuno spiegare cosa rappresenti la cornucopia. Letteralmente, il termine significa “Corno dell’abbondanza”. Simbolo mitologico che visivamente, si presenta come un corno pieno di frutta, simboleggiante ricchezza e fecondità; non a caso, nella versione araldica, la frutta è sostituita con monete d’oro.

La scenografia di McQueen offre un’immagine simile, però, cupa e distopica. Sopra un pavimento di marmo nero, la frutta, le erbe o le monete vengono rimpiazzate da un’abbondanza di immondizia. Questo ambiente decadente e disturbante riflette il tema dello “spleen” attraverso una critica acuta attuale al consumismo e alla vanità della società moderna, ambiente in cui uno come Alexander McQueen era sicuramente fuori posto.

La cornucopia, scenografia Alexander McQueen F/W 2009

La sfilata : Alexander Mcqueen F/W 2009

La cornucopia di McQueen, oltre a essere un’icona dello Spleen nella moda, si trasforma in un atto di critica caustica verso l’establishment dell’alta moda. Lo stilista si erge come un visionario cinematografico del terrore, utilizzando la metafora per tessere una trama agghiacciante che svela le implicazioni politiche e sociali del lusso, cui egli stesso è inevitabilmente coinvolto.

Esplorando i canoni classici della moda, emblemi di snobismo, come lo stile New Look di Dior, il Tweed Chanel, le sontuose pellicce ed il pied de peoul, McQueen li rielabora in oggetti di beffarda parodia, accostandoli a tessuti a righe e a rombi dei giullari, simbolo dei reietti e della derisione. Le modelle sfoggiano un’eleganza caricaturale e sprezzante, con la pelle sbiancata a simboleggiare l’aristocrazia, trasformate in creature quasi leggendarie, vampiri di un mondo di vanità. Il rossetto che sborda oltre le labbra, le trasforma in grotteschi pagliacci. Sui loro capelli, sono posati bigodini avvolti in plastica nera o bendaggi ospedalieri, mentre i cappelli sono ornati con cerchioni d’auto, lampade o gabbie per uccelli.

Alexander-mcqueen-spleen-nella-moda-5

Ma è l’evoluzione della sfilata che rivela la sua genialità unica: il classico pied de poule bianco e nero si dissolve progressivamente in una tavolozza di rosso e nero, disgregandosi fino a mutare in stormi di uccelli. La pelliccia nera si fonde con il rosso, trasformandosi nella pelle di un demone, abbinata a corazze metalliche. Questa trasformazione graduale sembra svelare la vera essenza della moda, come se il marcio sottostante alla superficie stesse emergendo.

Il clou della sfilata è un finale epico che chiude il cerchio, dove l’angelo bianco viene stanato dall’angelo nero e fatto prigioniero, mentre il suo rivale sfila trionfante. Questo climax drammatico riflette il costante conflitto tra il sublime e il sinistro, la bellezza e la bruttezza, che permea la visione di McQueen sulla moda e sulla società.

Di lì a un anno di distanza, Lee Alexander McQueen verrà trovato morto impiccato nella sua casa londinese, lasciando un’impronta indelebile nel tessuto stesso dell’industria della moda, un’impronta che la contemporaneità sembra però ignorare, nonostante il suo significato profondo legato allo Spleen nella moda.

Articolo di : Francesco Di Sante

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