Prima di iniziare, vorrei precisare tre cose. La prima è che l’articolo “Strega moderna : Antichrist” è stato redatto in collaborazione con il blog Mortuary Street, nel loro sito potrete trovare un altro articolo dallo stile gotico e macabro che analizza il tema del lutto e della morte all’interno del film, attraverso l’approfondimento dei simboli e della trama. Qui il link per accedervi: Antichrist di Lars Von Trier : i mostri del dolore.
La seconda precisazione è che la maggior parte delle informazioni riguardanti le streghe provengono dal libro “Le streghe” di Vanna De Angelis, un testo che ho trovato più completo ed interessante rispetto agli altri letti, nonostante la non curanza dell’ordine cronologico dei fatti.
La terza, tra tutti i film che hanno tentato di rievocare il ruolo stregonesco nei tempi moderni, “Antichrist” è l’unico che riesce a distaccarsi completamente dall’immaginario gotico ad essa associato.
Nella maggior parte dei casi, le opere di Lars Von Trier vengono analizzate come un insieme di paragoni con la filosofia, la religione, l’esoterismo e altri aspetti simili. Questo metodo di analisi è affascinante, ma anche intricato, complesso ed adatto a pochi. Personalmente, preferisco un’analisi più diretta e accessibile, che permetta di far comprendere ed apprezzare questo regista anche a uno spettatore che non possiede tutte le carte in regola per comprendere il film a 360 gradi. Anche se in questo caso fare riferimenti al mondo della religione e dell’esoterismo è quasi del tutto impossibile. Tuttavia, non si tratta di una recensione del film, bensì di un’analisi sulla strega moderna e il massacro legato alle donne come frutto del male.
Charlotte Gainsbourg interpreta il ruolo della strega moderna. Allo spettatore, cosa più importante, il ruolo dell’inquisizione del passato e l’immaginario ad essa associato. Una fantasia che, come ben sappiamo, porterà allo sterminio di migliaia di donne.
L’Eden come il Sabba
I pagani sostenevano che i cristiani adorassero una testa d’asino e uccidessero i bambini. Con la diffusione del cristianesimo, le stesse identiche accuse vennero rivolte dai cristiani ai pagani, con una differenza sostanziale: la strega ora non era più solamente l’erede delle antiche Stiges o Lamie, ovvero le sue antenate, ma diveniva anche il successore di Eva. Colpevole di essersi ceduta a Satana. Di aver corrotto Adamo. Esiliata dall’Eden.
Chiunque abbia visto il film non potrà mai dimenticare il prologo di “Antichrist”. Sulle note di “Lascia ch’io pianga” di Georg Friedrich Händel si consuma, in rallenty e in bianco e nero, l’atto sessuale, con penetrazione annessa, tra i più erotici e drammatici mai visti sullo schermo. Costellato di dettagli che riescono a mescolare emozioni contrastanti in una sola scena, dalla frenesia dell’eccitazione data dall’essere scaraventati sul letto, ad una bottiglia d’acqua che cade dal comodino, passando per oggetti infantili del bambino in primo piano proprio fuori dalla stanza in cui si sta consumando l’atto sessuale. Lo stesso bambino che, nel momento dell’orgasmo della madre, cadrà giù dalla finestra insieme al suo orsacchiotto di peluche.
Subito dopo il prologo, appena descritto, la donna cade in uno stato di ansia e depressione, ed il marito, psicologo e terapeuta, decide di prenderla come sua paziente. La cura ha inizio con la domanda: “Cosa ti fa più paura?” EDEN. I due decidono per una terapia d’urto e si dirigono verso di esso.
Dell’Eden biblico della Genesi sappiamo che è un luogo paradisiaco posto verso oriente, circondato dal verde ed irrigato da quattro fiumi. Al centro del giardino vi erano due alberi in particolare: l’albero della conoscenza del bene e del male, e l’albero della vita. L’essere umano aveva a disposizione tutto ciò di cui aveva bisogno.
Cosa sappiamo invece del “Sabba”? Il Sabba si svolgeva in una landa desolata, in mezzo ad un incrocio formato da quattro strade, e pare che le streghe prediligessero luoghi posti nelle vicinanze di corsi d’acqua e di fonti. Anche le case abbandonate erano propizie, così come un semplice albero.
Numerose infatti sono le testimonianze di feste tenutesi in prossimità di alberi. Come il Pioppo sotto cui fu sepolto Nerone, albero che venne abbattuto con grandi esorcismi da papa Pasquale II, perché era divenuto un convegno abituale di streghe. Oppure, un altro albero frequentatissimo dalle riunioni delle streghe era il Noce di Benevento. Satana seduto su un trono di velluto e raso, le streghe lo attendevano. Seguivano danze e banchetti. Poi, ogni strega si appartava con il suo Diavolo e qualche fanciulla con Satana. Il Noce venne bruciato e sradicato da un vescovo di Benedetto.
In mezzo a questa confusione del Sabba non mancano i bambini che venivano lasciati liberi di ruzzolare tra le radici ed erbe selvatiche.
Per quanto le somiglianze tra le due siano evidenti, le differenze si possono ritrovare nei dettagli. La rappresentazione cinematografica di Lars Von Trier sembrerebbe avvicinarsi più a un Sabba che al giardino dell’Eden.
Il bosco ci viene descritto in maniera lusinghiera dall’attrice protagonista nel momento in cui si stanno dirigendo verso di esso. Per raggiungere la casa, bisogna attraversare il bosco mediante un ponte sul fiume. Gli uccelli non si sentono. L’acqua scorre senza emettere un suono. Il buio arriva presto quaggiù. I cerbiatti si nascondono. È come camminare nel fango. Al centro vi è una quercia che marcisce lentamente, con uno strano tipo di personalità. Lungo il sentiero attraverso l’erba alta, si trova la loro casa diroccata.
Il verde. Un solo albero centrale. Una casa diroccata. Posta nelle vicinanze di un solo fiume. Nell’Eden biblico vi erano solo Adamo ed Eva. Nell’Eden di “Antichrist”, il posto era stato raggiunto anche dal bambino di essi.
Continuerò a precisare che noi stiamo guardando il tutto attraverso gli occhi dell’inquisizione. Quindi, il luogo in cui avvengono i malefatti non potrà essere bello e limpido come il giardino dell’Eden, ma un territorio oscuro ed ostile.
Di fatto, l’estetica messa in scena da Lars Von Trier è lugubre ed oscura. Fitto di nebbia, dai colori spenti ad eccezione del blu intenso, che riesce a restituire quel senso di angoscia e fantasia, e del bianco con cui è vestita la protagonista, che la fa fuoriuscire dallo schermo come uno spettro, miscuglio degno dei migliori horror giapponesi.
Lo sguardo che uccide
Tra i diversi libri che ho letto sull’argomento, i processi sulle streghe a giro per l’Europa sono numerosi, ma tra tutti ce n’è uno che fa proprio al caso nostro.
1275. Tolosa. In un canonico processo di stregoneria, con torture e altri atti, una donna confessò di passare ogni notte in compagnia del suo amante, Satana. Nel rapporto tra i due, la presunta strega confessò che ne era nato un figlio, con la testa di lupo e la coda di serpente. Questa bestia veniva puntualmente nutrita dalla strega. In che modo? Con la carne di bambini da lei stessa uccisi con uno sguardo.
“ è stata colpa mia, avrei potuto fermarlo” . In questa frase dell’attrice, vi è già il finale del film, come tradizione di Lars Von Trier nella sua ultima trilogia, ovvero quella di inserire nelle fasi iniziali del film delle frasi che lo spettatore da poco conto, ma che in realtà potrebbero condurlo direttamente nella scena finale.
Difatti, nella fase finale del film, più precisamente nel quarto capitolo intitolato “I tre mendicanti”, lo spettatore, quindi in questo caso l’inquisitore, riceve una confessione. Attraverso un flashback della strega, scopriamo che nel momento in cui il bambino si getta dalla finestra non è solo, ma è in compagnia dello sguardo della madre che seguirà con gli occhi il proprio figliolo salire sulla sedia, arrampicarsi sul tavolo e gettarsi dalla finestra. Rovesciando il senso iniziale del film, in cui credevamo che la coppia fosse totalmente estranea ai fatti che stavano per accadere, mentre non è così. Lo sguardo della madre è lo stesso sguardo della strega di Tolosa. Gli stessi occhi in grado di uccidere sono riportati nella nostra strega moderna.
Naturalmente, il caso di Tolosa non è l’unico in cui vengono coinvolti i bambini. Le piccole creature sono fondamentali anche per l’iniziazione di una giovane strega. Il rituale seguiva questi passaggi: travaso di saliva dalla bocca della maestra a quella dell’iniziata, pronunciare formule magiche, battere tre volte la testa sul fonte battesimale, tornare dalla strega maestra e farsi ungere le tempie con un unguento composto dal cadavere di un bambino morto senza aver ricevuto il battesimo.
Lo stesso unguento poteva essere utilizzato anche per ungere la testa di un bambino e vederlo morire sul colpo.
Erotismo nel taglio del clitoride
Immediatamente dopo il flashback che accusa la nostra strega moderna, avviene un’altra scena che coloro che hanno visto il film non potranno mai dimenticare per via della sua violenza esplicita. L’uomo, torturata dalla donna è a terra. Subisce prima il suo pianto e immediatamente dopo i suoi baci sensuali. Lei si spoglia, come se volesse intraprendere un rapporto sessuale. “Tienimi. Tienimi”. Sussurra con voce tremolante la strega al suo compagno martoriato mentre entrambi sono sdraiati a terra nel legno fradicio. La mano sinistra fa uscire il clitoride dalle grandi labbra, posta in primo piano. Mentre la mano destra impugna una forbice, che piano piano e con passo tremolante applicherà la pena inflitta alla donna. La decapitazione dell’origine del male.
Per quale motivo considerare questo l’origine del male? Nel corso del film, scopriamo che la donna, anziché salvare il figlio che sta per gettarsi dalla finestra, preferisce godere. In diverse occasioni, cerca di convincere l’uomo a fare sesso, il quale talvolta riesce a resistere, ma altre volte cade vittima della volontà della donna. Egli ripete più volte che ciò non può accadere tra un terapeuta e la sua paziente, anche se in questo caso sono marito e moglie. Eva tenta Adamo. Charlotte Gainsbourg taglia la fonte. Ed unisce i supplizi della strega del passato con i dolori di una strega moderna.
Anche durante il periodo di tortura alle streghe, erano comuni le crudeltà inflitte alle donne nelle loro parti intime. Oltre al consueto strizzamento dei genitali, vi era una tortura così brutale che la sua minaccia sola ispirava terrore: Il supplizio del topolino. Consisteva nell’introdurre un topolino nella vagina della strega con la testa rivolta verso gli organi interni, e spesso l’apertura veniva cucita. Nella sua ricerca di una via d’uscita, il topo rosicchiava e graffiava gli organi torturati, causando lacerazioni ed emorragie interne.
Altro esempio è la “Culla di Giuda”, in cui gli imputati venivano legati con corde in trazione e appoggiati con le gambe divaricate su un cuneo di ferro. Allentando le corde gradualmente, il peso del corpo faceva penetrare il cuneo nell’ano o nella vagina della strega.
Perché i devoti seguaci di Dio applicavano torture così atroci alle donne, trasformandosi essi stessi in demoni? Dare una risposta razionale è difficile. Tuttavia, vi era sicuramente una propensione al sadismo e all’erotismo perverso, dovuta all’epoca profondamente sessuofobica con una grande repressione sessuale. Molte delle torture coinvolgevano zone erotiche e, quando non coinvolgevano direttamente tali zone, le donne venivano comunque spogliate. Il denudare rappresentava il primo atto del rituale di tortura, seguito dalla rasatura dei peli pubici come simbolo di sottomissione. In diversi casi, ci sono testimonianze di donne che venivano effettivamente violentate dagli aguzzini e torturatori.
Io. L’inquisitore.
Mi trovo vestito con un tipico abito ecclesiastico del XV secolo, indossando una lunga tunica nera fino ai piedi, nota come talare, e un mantello cerimoniale ricamato con decorazioni religiose, fissato con un unico bottone sotto al collo. Sotto tutto ciò, porto una cotta, una tunica bianca che emerge soltanto dal collo e dalle maniche. Sulla testa, indosso una sorta di copricapo a forma di cilindro. Sono un inquisitore e mi trovo di fronte a un quadro di orrore e perversione senza precedenti. Il film “Antichrist” di Lars von Trier rivela una visione terribile e decadente della stregoneria moderna, incarnata dalla figura della donna strega. I suoi atti di depravazione e violenza sono un affronto al divino, una profanazione dei sacri valori su cui si fonda la nostra fede.
La scena in cui la strega tortura il suo compagno con violenza inaudita, prima con le lacrime e poi con atti di desiderio sessuale perverso, è una rappresentazione del male più oscuro e corrotto. La mutilazione del suo stesso corpo, con il taglio del clitoride, diventa un simbolo della sua totale deviazione dalla retta via e della sua completa sottomissione alle forze demoniache.
Nell’Eden di Lars von Trier, non c’è più spazio per l’innocenza e la purezza. È un luogo corrotto e maledetto, dove il male regna sovrano e la lotta tra il bene e il male sembra destinata alla sconfitta. La strega rappresenta il male incarnato, una forza che minaccia di distruggere tutto ciò che è sacro e prezioso.
Come inquisitore, devo condannare senza riserve gli atti nefasti della strega moderna di “Antichrist”. Il suo comportamento osceno e perverso non può essere tollerato e deve essere punito con la massima severità. Tuttavia, anche mentre pronuncio questa condanna, non posso fare a meno di sentire il peso della mia impotenza di fronte al male che si insinua sempre più nelle pieghe oscure dell’animo umano.
Siamo sicuri che questo pensiero rifletta solo un inquisitore di tempi remoti?