La Doppia Personalità degli Occhiali da Sole: Camuffare per Rivelare

Gli occhiali da sole non sono semplici accessori. Sono una dichiarazione di intenti, un’arma bifronte che, dietro il filtro scuro o specchiati delle lenti, nasconde tanto quanto svela. C’è qualcosa di profondamente ambiguo in questo oggetto, capace di celare fragilità ma anche di enfatizzarle, un paradosso che attraversa moda, cinema, società e cultura.

L’Oscuramento del Cinema

Il cinema ha esaltato la natura ambigua degli occhiali da sole, facendone un oggetto di culto. Pensiamo a Terminator, Arnold Schwarzenegger, dietro le lenti nere, è l’essenza della macchina – fredda, implacabile, priva di umanità. Ma è proprio in questo nascondersi che la sua fragilità emerge: non un essere umano, bensì una macchina che cerca di sembrare tale.

E poi c’è Colazione da Tiffany, dove Holly Golightly usa gli occhiali per mascherare la sua vulnerabilità, costruendo una facciata glamour che cela un’anima fragile, mentre dagli occhi scorrono le lacrime.

Oppure Matrix, dove gli occhiali non sono solo simbolo di coolness, ma anche un filtro tra realtà e finzione. Gli eroi, con le loro lenti scure, navigano in un mondo che è una simulazione, suggerendo che il vedere non è mai semplice percezione, ma sempre interpretazione.

Un pò come accade in Ready player one di Spielberg, anche se il VR non ha la caratteristica funzionale di proteggere dal sole, rimane comunque un filtro tra il mondo reale e quello virtuale.

Gli occhiali da sole in matrix


Ma il concetto degli occhiali si inverte in Essi Vivono di John Carpenter:

qui, le lenti non oscurano, ma rivelano. Gli occhiali speciali permettono al protagonista di vedere la verità nascosta dietro la facciata della società, svelando un mondo dominato da alieni e messaggi subliminali. Un ribaltamento del paradigma che trasforma gli occhiali in uno strumento di consapevolezza piuttosto che di camuffamento.

Gli occhiali da sole in essi vivono

Per concludere con la parte di cinema, abbiamo la figura del poliziotto,

che, dietro i loro iconici Ray-Ban Aviator, maschera le emozioni, impedendo agli altri di percepire debolezza, indecisione e sentimenti umani. Questa impassibilità contribuisce a mantenere l’autorità e la calma, conferendo al poliziotto un’apparenza di invulnerabilità e concentrazione.

Un esempio emblematico è presente in Psycho di Alfred Hitchcock. Il regista stesso ha dichiarato di nutrire una paura profonda verso la figura del poliziotto, un sentimento legato a un episodio traumatico della sua infanzia. Si racconta che, per scherzo, il padre di Hitchcock lo fece arrestare e rinchiudere in una cella per qualche minuto con l’intento di spaventarlo. Questo episodio lo ha segnato profondamente, influenzando il suo modo di rappresentare l’autorità nei suoi film.

Occhiali da poliziotto

Il Camuffamento nella Moda

L’esempio del poliziotto ci rimanda direttamente alla sezione che riguarda la moda, dove gli occhiali da sole hanno assunto un ruolo altrettanto simbolico.

Ripartendo dalla figura del poliziotto, troviamo la sfilata Haute Couture Autunno/Inverno 2022 del duo Viktor & Rolf. La prima parte della sfilata si distingue per una certa rigidità e severità, enfatizzata dall’uso di tessuti strutturati e dalla seriosità con cui le modelle percorrono la passerella. Il tutto è accentuato dai prima citati occhiali a goccia, che aggiungono un tocco finale di austerità e distacco, esasperando ulteriormente l’atmosfera solenne di metà collezione.

sfilata Victor&Rolf

Un altro esempio iconico è la sfilata di Balenciaga Spring/Summer 2023 ambientata in un contesto che richiamava Wall Street, dove i modelli, completamente coperti con maschere di lattice, cappucci e abiti oversize, indossavano comunque gli occhiali da sole per una trasformazione completa in figure anonime, quasi disumanizzate. Gli occhiali e l’intero outfit, qui, rappresentano un mezzo per esplorare il tema del controllo e del distacco emotivo in una società iper-capitalistica. Quasi una moda militante, che smuove la coscienza collettiva e simula una possibile chiamata all’azione.

sfilata balenciaga wall street

Un esempio, invece, più storico lo troviamo con Elsa Schiaparelli, la cui collezione del 1937 presentò occhiali surrealisti disegnati in collaborazione con Salvador Dalí. Gli occhiali non erano semplicemente funzionali, ma veri e propri oggetti d’arte. Una delle creazioni più celebri, gli occhiali “a occhio umano” con lenti che simulavano occhi veri, sovvertiva il concetto di vedere e di essere visti, anticipando temi moderni di anonimato e voyeurismo.

occhiali da sole surrealisti di Elsa Schiaparelli con Dalì

La stessa maison Schiaparelli ha reinterpretato questi occhiali iconici in varie sfilate, dove il direttore creativo Daniel Roseberry ha ripreso l’estetica surrealista con montature scultoree e dettagli dorati.

Reinterpretazione degli occhiali surrealisti di schiaparelli

Articolo di: Francesco Di Sante

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