H010N: il piccolo cult di Luca Canale B.

Non sapevo che cosa aspettarmi ma al tempo stesso la curiosità che avevo nei confronti di “H010N” era altissima.

Distaccandosi completamente dalla sua pellicola precedente, in questa pellicola divisa in capitoli, la regia di Luca Canale B. è caratterizzata da una grande cura nella gestione dello spazio e delle atmosfere. Il regista riesce a costruire un universo distopico che si basa sull’isolamento fisico ed emotivo della protagonista. Attraverso inquadrature strette e spesso soffocanti, lo spettatore è costretto a condividere il senso di prigionia del personaggio principale. Nonostante le risorse economiche limitate, la regia non risente di compromessi e mantiene una forte coerenza stilistica. Il riferimento al mondo videoludico, così come a quello nipponico, è evidente sin dalle prime sequenze. La voce narrante funge da tutorial non solo per la protagonista, ma anche per lo spettatore, una volta immersi nel mondo diegetico. Il menù richiama chiaramente quello di Resident Evil, mentre le emoticon a schermo evocano l’estetica di Metal Gear.

la-protagonista di H010N

La protagonista attraversa momenti di ricordo che vengono rappresentati attraverso un montaggio estremamente intenso e potente. Alcuni frame mostrati in queste sequenze rivelano eventi del passato e del futuro, mescolati in una confusione che riflette lo stato mentale della protagonista. Solo al termine di queste visioni, sia lei che lo spettatore riescono a comprendere appieno il loro significato.

Da non dimenticare il dottor Azuma, ossessionato dalla vita sin dal giorno in cui perse la moglie, cerca disperatamente di ritrovare in lei la figura della protagonista. Determinato a sconfiggere la morte e a sfidare il limite imposto da Dio, o da un concetto simile, si spinge a plasmare e creare la vita, con l’obiettivo di elevare il nuovo individuo a qualcosa di superiore a un semplice essere umano.

il-dottor-azuma in H010N

Esteticamente il design di costumi e scenografie è pazzesco e visivamente, il film punta su toni freddi e metallici per enfatizzare l’ambiente futuristico e distopico. La fotografia è curata nei dettagli, con una palette cromatica che sottolinea la desolazione e il controllo sociale all’interno del quale la protagonista è intrappolata.

Pur trattandosi di un progetto a basso budget, gli effetti speciali sono utilizzati con grande intelligenza. Il film combina elementi pratici con un uso limitato ma efficace della CGI. Gli effetti prostetici conferiscono a “H010N” una dimensione più concreta, soprattutto nelle scene che richiedono un contatto fisico con elementi meccanici o mostruosi.

Reparto sonoro bellissimo così come molto buona la colonna sonora che gioca un ruolo chiave nel costruire l’atmosfera del film.

robot-gigante

H010N offre una riflessione critica su temi attuali come il controllo sociale e la perdita dell’identità personale in una società altamente tecnologizzata. La protagonista, intrappolata in un sistema autoritario, rappresenta l’individuo schiacciato da una struttura di potere che limita la libertà personale. Il “Regno Unito Cinese” in cui si svolge la storia è una chiara metafora delle società moderne in cui l’invadenza della tecnologia e la sorveglianza totale rischiano di distruggere i diritti individuali.

In questo contesto, la lotta della protagonista per ritrovare se stessa è simbolica di una più ampia battaglia contro un sistema che mira a uniformare gli esseri umani, riducendoli a semplici ingranaggi in un macchinario più grande. La sua ribellione diventa un atto di riaffermazione della propria umanità e individualità, contrastando un ordine che cerca di annullarla.

Emblematica la frase “La scienza ha penetrato ogni aspetto della nostra vita con bypass, lenti a contatto, protesi trasformando il corpo umano” che riflette perfettamente il tema centrale della pellicola di Luca Canale B., dove il regista stesso esplora una realtà in cui la tecnologia e la scienza non si limitano a facilitare la vita, ma si fondono in modo inquietante e pervasivo con il corpo e l’identità umana, spingendo i protagonisti oltre i confini della propria natura.

Evidente come la tecnologia non sia un semplice strumento a servizio dell’uomo, ma un elemento che lo trasforma in profondità, e da qui la domanda sorge spontanea: “l’alterazione del corpo umano può modificare la nostra identità? Il regista ci mostra come la tecnologia, pur potenziando l’essere umano, può anche condurlo ad una disumanizzazione.

collaboratore-dottor-azuma

Realizzare un film così visivamente ambizioso con risorse limitate richiede grande coraggio. Luca Canale B. dimostra di saper utilizzare con ingegno il budget a disposizione, creando un’opera mai vista in Italia.

H010N è una sfida contro le aspettative, é un viaggio psichedelico che mi ha rapito. Un esempio di come il cinema indipendente possa essere uno spazio di sperimentazione, capace di trattare tematiche importanti con un approccio visivamente e narrativamente coraggioso. 

Lascia il segno.

Articolo di: CineDistopic

CineDistopic

gli altri articoli